Passi avanti verso una diagnosi rapida e non invasiva del melanoma. Uno studio dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata (Idi ), Irccs di Roma, dimostra l’utilita’diagnostica di una tecnica di risonanza paramagnetica elettronica: il segnale
paramagnetico e’, infatti, significativamente piu’ alto nei melanomi rispetto ai nevi. Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One da Eleonora Cesareo e colleghi, apre la strada allo sviluppo di scanner cutanei per la diagnosi precoce del melanoma. Lo studio coordinato dall’oncologo molecolare Antonio Facchiano, che lavora da tempo alla comprensione dei meccanismi che regolano la crescita dei vasi sanguigni e del melanoma e che coordina un progetto nazionale multicentrico di ricerca sul melanoma. “In questo studio – afferma Facchiano – realizzato all’Idi in collaborazione con l’Universita’ di Tor Vergata di Roma e l’Universita’ Federico II di Napoli, abbiamo dimostrato per la prima volta che nel melanoma umano esistono specie molecolari paramagnetiche, probabilmente collegate alla melanina, che hanno un segnale significativamente piu’ alto rispetto ai tessuti sani”. Il lavoro dei ricercatori, durato piu’ di 3 anni, e’ stato realizzato in vitro su linee cellulari di melanoma, confermato in vivo su tessuti tumorali freschi di topo, e infine validato su circa 120 biopsie umane di melanomi e di cute sana. In pratica in questo studio e’ stato individuato un segnale (quello dato dalla Risonanza Paramagnetica Elettronica, EPR) utile per identificare l’accumulo di specie molecolari anomale, è la spia precoce dello sviluppo di un tumore molto aggressivo. “Il melanoma – prosegue Facchiano – nelle fasi avanzate ha una prognosi infausta, percio’ e’ di cruciale importanza identificare nuove strategie che aiutino la diagnosi precoce non invasiva, affiancandosi alla microscopia a epiluminescenza. Anche all’occhio di esperti dermatologi, la microscopia a epiluminescenza continua ad avere margini di errore. L’analisi con scansione EPR avrebbe il vantaggio di essere quantitativa (eseguita con ausilio elettronico cpu) e dunque meno esposta a errori di valutazione soggettiva”. Oggi scanner cutanei EPR per uso umano sono ancora allo stadio di prototipi. Lo studio pubblicato dall’equipe dell’Idi fornisce un forte supporto scientifico per lo sviluppo di questa tecnologia per scopi diagnostici.
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