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Aggiunto da il 2013-09-12

Sono terminate con successo in Italia le prime sperimentazioni di nuovi farmaci per quanto riguarda la cura dell’epatite C.
L’Epatologia dell’Ospedale di Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo ha partecipato come unico centro italiano e fra i soli 3 stati in Europa allo studio iniziato lo scorso anno e durato 6 mesi.
Come tutti sanno il trattamento standard per l’infezione da virus dell’epatite C (HCV) è l’interferone, che viene somministrato per via sottocutanea e può avere effetti collaterali fastidiosi. La nuova molecola, il SOFOSBUVIR, è un inibitore nucleotidico orale della polimerasi di HCV, in terapia con risparmio d’interferone e regimi senza interferone per il trattamento dell’infezione da HCV. La sorprendente ed incoraggiante ricerca è stata portata avanti dall’équipe di ricercatori guidati dalla dottoressa Alessandra Mangia, che ha testato il nuovo medicinale, denominato SOFOSBUVIR, in grado di attaccare la polimerasi, l’enzima responsabile della diffusione del virus HCV. L’articolo pubblicato dalla più prestigiosa rivista medica scientifica internazionale “New England Journal of Medicine”, dimostra l’efficacia della terapia senza interferone nei pazienti con epatite cronica da HCV. Il SOFOSBUVIR è un inibitore della polimerasi, l’enzima dell’HCV essenziale per la replicazione del virus. Appartenente alla classe degli inibitori diretti del virus HCV, il SOFOSBUVIR viene somministrato per via orale (os) ed è capace di ottenere, in combinazione con la sola ribavirina, la guarigione dal virus in percentuali simili a quelle ottenute con la combinazione di interferone peghilato e ribavirina. La sperimentazione effettuata su 500 pazienti ( statunitensi, australiani ed europei) affetti dal virus dell’HCV con genotipo 2 e 3, ha evidenziato come in 250 pazienti curati con SOFOSBUVIR e ribavirina, rispetto agli altri 250 curati con interferone peghilato e ribavirina, la percentuale di successo sia la stessa, ma mitigando di molto gli effetti collaterali che l’interferone peghilato produce: sensazione di affaticamento, cefalea, febbre, brividi, disturbi del sonno, eritema nella sede di inoculazione, calo dell’appetito, depressione, perdita dei capelli, calo di peso, calo di piastrine e di globuli bianchi. Il farmaco dovrà essere registrato presso l’ente ufficiale americano il “FDA” e quello europeo il “EMA”. Si spera che queste procedure si possano concludere nel 2014 portando quindi alla rimborsabilità (le cure al di fuori della sperimentazione sono a totale carico economico dei pazienti). Intanto l’Unità di Epatologia di San Giovanni Rotondo sta sperimentando lo stesso farmaco in combinazione con un’altra molecola, senza interferone anche nei pazienti genotipo 1.
Gli inibitori diretti del virus HCV sono i farmaci su cui la ricerca internazionale punta nei centri di eccellenza nel mondo. Siamo nel mezzo di una vera rivoluzione che porterà nell’arco di 5 anni alla possibile eradicazione del virus nella maggioranza dei pazienti infetti. Nell’arco di un decennio ci si aspetta pertanto un calo progressivo di cirrosi, cancro del fegato e numero di pazienti che effettuano un trapianto con conseguente riduzione della morbilità e della mortalità correlate al virus dell’epatite C.
A livello globale solo due società hanno una cura efficace al 100% per l’epatite C senza interferone o ribavirina. Ma questa cura viene letteralmente rifiutata a milioni di persone da parte del colosso farmaceutico Gilead Sciences, perché questi sono più preoccupati per i profitti che per le vite umane.

Questa cura è una combinazione di Bristol-Myers Squibb dei farmaci (daclatasvir) e di Gilead Science GS-7977 (sofosbuvir). Quando questi due farmaci sono stati utilizzati insieme nelle sperimentazioni, il 100 % dei pazienti con epatite C sono stati guariti. Questi risultati sono stupefacenti a fronte delle circa 170 milioni di persone nel mondo ammalate di epatite C. Il problema è che la Gilead Sciences non vuole collaborare con Bristol-Myers. Esiste la cura efficace, ma la gente continua a soffrire e morire.