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Aggiunto da il 2014-05-11

Milioni di persone subiscono interventi chirurgici ogni anno. Molti di loro soffrono di dolore post-chirurgico da moderato a severo. Questo dolore post-operatorio può impedire il recupero o addirittura portare il dolore da acuto a cronico. Ora, il progetto PAIN-OUT, finanziato dall’UE, completato nel 2012, potrebbe aver trovato un modo per migliorare il trattamento del dolore dei pazienti dopo l’intervento chirurgico. Il progetto ha riunito i dati clinici di routine raccolti attraverso gli ospedali di tutta Europa e quelli relativi ai report veri e propri del paziente, i cosiddetti esiti riferiti dai pazienti. Il PAIN-OUT dispone di un suo database che contiene oltre 40.000 schede disponibili per ogni ospedale, partecipante alla raccolta dati tramite un server di riferimento web-based.
Nel video in alto: Quali sono gli effetti negativi sull’organismo causati dal dolore e l’importanza di una tempestiva comunicazione da parte dell’utente agli operatori sanitari.

Winfried Meissner, capo del Dipartimento di Gestione del dolore al Jena University Hospital, in Germania

Winfried Meissner, capo del Dipartimento di Gestione del dolore al Jena University Hospital, in Germania

Nel video qui sopra Winfried Meissner in un’intervista dal titolo: Cosa c’è che non va nella nostra politica attuale sulla famiglia?
Così, gli ospedali possono confrontare la qualità della loro cura con quella degli altri ed identificare potenziali deficit nella loro gestione del dolore. “Si può guardare se un certo farmaco in realtà aiuta o meno i pazienti. Oppure se educare il personale influenza positivamente la qualità delle cure” – spiega il coordinatore europeo del progetto Winfried Meissner, capo del Dipartimento di Gestione del dolore al Jena University Hospital, in Germania. Coordina inoltre il progetto omologo tedesco, il QUIPS, che è stato con successo in esecuzione in Germania per più di dieci anni.

“Per ottenere risultati di qualità comparabile gli scienziati del progetto hanno sviluppato un questionario, da somministrare al paziente, altamente standardizzato. Questo è stato successivamente tradotto in diverse lingue” – dice Winfried Meissner su youris.com – “Il questionario chiedeva ai pazienti di valutare questioni quali l’intensità del dolore e gli effetti collaterali il giorno dopo l’intervento”. I dati clinici e demografici completano la raccolta dei questionari-relazioni dei pazienti, costituendo un vasto database, dal quale attingere per la pianificazione degli interventi.

Secondo Meissner, gli ospedali hanno già individuato sia i deficit che i miglioramenti conseguiti. – “Uno, come molti altri, dei nostri reparti, per esempio, aveva considerato il proprio lavoro come di buon livello, senza aver effettuato precedentemente ulteriori verifiche di sorta. Ma quando si sono rivolti ai pazienti, intervistandoli, si sono resi conto attraverso la nuova raccolta dati che erano quasi all’ultimo posto tra gli ospedali comparabili. Questa indagine ha motivato tutte le parti ad iniziare a ricercare delle soluzioni per cambiare le cose” – osserva Meissner – “Altri risultati hanno indicato che i piccoli interventi chirurgici, come appendicectomie e tonsillectomie, sono stati grossolanamente sottovalutati in termini di dolore. Se si dispone di dati comparabili per la prima volta, è possibile allocare le risorse per quei casi in cui sono effettivamente utili. Non dovete fare affidamento solo sul vostro istinto”.

Il dott. Wilfried Meissner, anatomista, psichiatra e psicoanalista

Il dott. Wilfried Meissner, anatomista, psichiatra e psicoanalista

Ma Meissner riconosce anche le sfide di benchmarking (espressione del gergo economico-aziendale che esprime l’idea di parametrare le performance di un’azienda o di una divisione rispetto a quella di altre aziende o altre divisioni, prese come punti di riferimento). Il benchmarking implica lo studio dettagliato della produttività, della qualità e del valore in aree e attività differenti in relazione alla performance di qualche altro soggetto. Il principio sottostante al benchmarking è molto semplice. Se volete migliorare un particolare aspetto della vostra organizzazione o del servizio da essa fornito, trovate altri soggetti reputati di grande abilità nell’attività che desiderate migliorare e servitevene come punto di riferimento rispetto al quale aumentare i vostri standard. Si tratta, in effetti, di un modo per migliorare la performance facendo da sé. – “Spesso non conosciamo i dettagli sulle malattie o i farmaci che i pazienti hanno assunto nel corso degli ultimi cinque anni precedenti” – osserva Meissner – “Se troviamo differenze, non sempre sappiamo se queste sono causate da interventi diversi o da altri fattori, come il background culturale. Tuttavia, i ricercatori cercano di tenere conto di tali fattori mediante l’applicazione di metodi statistici avanzati per analizzare i grandi insiemi di dati” – ha spiegato infine Meissner su youris.com – “Per di più, oltre a migliorare la qualità della cura del paziente, il progetto serve anche da piattaforma per le future domande di ricerca”.
A seguito del completamento del progetto, lo stesso è stato successivamente sostenuto economicamente a titolo non commerciale.

Il professor Michele Curatolo. Dipartimento Universitario di Anestesiologia e Terapia del Dolore, Policlinico Universitario di Berna

Il professor Michele Curatolo. Dipartimento Universitario di Anestesiologia e Terapia del Dolore, Policlinico Universitario di Berna

Un esperto accoglie con favore l’approccio di benchmarking del progetto.
“Il progetto prevede l’implementazione del controllo di qualità, che è, di per sé, un vantaggio” – dice Michele Curatolo su youris.com, professore presso il Dipartimento di Anestesia e Medicina del Dolore presso l’Università di Washington a Seattle negli USA. – “Fornisce informazioni sulle proprie prestazioni, mettendole a confronto con le altre istituzioni e stimola l’attuazione di misure volte a migliorare la qualità”.
Ma ci sono anche chiare preoccupazioni. Secondo Curatolo, ciò che limita l’approccio è il fatto che le prestazioni di altri centri sono il punto di riferimento. – “Tuttavia, tutti questi centri è probabile che operino in condizioni molto diverse. Molti fattori che influenzano il risultato non sono facilmente controllabili, come il tipo di pazienti, questioni culturali o ciò che riguarda i sistemi di assistenza sanitaria” – afferma Curatolo. A suo avviso, la posizione in classifica non riflette necessariamente la vera classifica delle performance di tutti i servizi specialistici che si confrontano con il dolore acuto. Inoltre, egli aggiunge: “Le differenze tra i centri, nella classifica, non possono riflettere delle reali differenze nelle prestazioni, se gli intervalli di fiducia raggiunti si sovrappongono.”

Barbara Mitterlehner, scienziato presso l'Istituto di Scienze Infermieristiche e praticante presso il Paracelsus Medical University di Salisburgo in Austria

Barbara Mitterlehner, scienziato presso l’Istituto di Scienze Infermieristiche e praticante presso il Paracelsus Medical University di Salisburgo in Austria

Un altro esperto analizza il senso dell’approccio multi-ospedaliero.
“Ha senso assoluto di riunire tutti gli ospedali in modo che possano imparare gli uni dagli altri” – dice Barbara Mitterlehner, scienziato presso l’Istituto di Scienze Infermieristiche e praticante presso il Paracelsus Medical University di Salisburgo in Austria. Essa considera l’approccio in benchmarking come un modo per sviluppare gli standards a livello europeo nella cura clinica, quindi nel trattamento del dolore. Ma lei aggiunge una nota di cautela. Per essere in grado di cambiare realmente qualcosa come risultato di benchmarking: “Tutte le persone in un particolare reparto devono lavorare insieme. Migliorando grazie al confronto con gli altri.”

Fonti: youris.com, news-medical.net, etc.