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Aggiunto da il 2016-05-01

Per ordine del Presidente del Kenya Uhuru Kenyatta, sono state date al fuoco più di 105 tonnellate di zanne di elefante e più di una tonnellata di corni di rinoceronte, in una mossa simbolica per condannare la crescente minaccia del bracconaggio; è avvenuto ieri Sabato 30 aprile 2016, in quella che si ritiene essere la più grande riserva d’avorio mai distrutta.

Tuttavia, il mercato per l’avorio rimane redditizio, grazie al crescente commercio tra l’Asia orientale e l’Africa, per la richiesta che non diminuisce, i prezzi che rimangono elevati e la mancanza di politiche realmente efficaci.
Infatti il gesto così “eclatante” di Kenyatta rimane fine a se stesso, nel tentativo di dimostrare l’impegno del suo paese per salvare gli elefanti e non solo, in Africa. Qualcuno ha osservato che tale grande distruzione d’avorio, se non ne rialzerà addirittura il prezzo, ne lascerà comunque il valore elevato, tanto da renderlo comunque appetibile ai bracconieri privi di scrupoli e pronti a tutto pur di arricchirsi.

L’avorio è stato accatastato in pire nel Parco Nazionale di Nairobi, dove si prevede bruceranno per diversi giorni.

L’avorio rappresenta quasi l’intero magazzino confiscato dal Kenya, pari alle zanne di circa 6.700 elefanti..

Avorio brucia

I dignitari guidati dal presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, hanno acceso un gel di carburante divampante dal centro di ogni rogo e contemporaneamente, hanno dato fuoco a pezzi di legno confiscato di sandalo africano in via di estinzione, in una dichiarazione drammatica contro il commercio di avorio e di prodotti provenienti da specie in pericolo.
La distruzione ha avuto luogo presso Nairobi Nazionale Park. L’avorio è stato accumulato in alcune decine di pire giganti ed è stato appiccato il fuoco usando 20.000 litri (4.399 galloni) di carburante.
Il bracconaggio è ancora un grosso problema in Africa, con oltre 30.000 elefanti uccisi ogni anno.
Gli ambientalisti temono che ci sia una reale minaccia per gli elefanti ed altre specie già in via d’estinzione nei prossimi 50 anni a causa del bracconaggio finanziato dal commercio illegale di avorio, alimentato soprattutto dalla domanda crescente proveniente dalla Cina.