Print Friendly, PDF & Email
Print Friendly, PDF & Email

Aggiunto da il 2013-08-22

L’ex soldato Manning era l’informatore principale del sito WikiLeaks, il militare americano di 25 anni reo confesso di essere la ‘talpa’ di Wikileaks, è stato condannato a 35 anni di carcere. La sentenza è stata emessa dalla Corte Marziale di Fort Meade. Il procuratore militare aveva chiesto di condannare l’imputato a 60 anni di detenzione. La massima condanna possibile è di 90 anni. Gli avvocati hanno già dichiarato che tale condanna è sproporzionatamente grande e che ricorreranno in appello. Assieme alla condanna di 35 anni, la Corte ha sentenziato anche che Manning viene cacciato con ‘disonore’ dalle Forze Armate. Solo dopo circa 10 anni di carcere, cioè un terzo della pena, potrà godere di sconti di pena. Alla condanna di 35 anni dovranno essere tolti i circa 3 anni, esattamente 1293 giorni, che ha già scontato.
Il fatto più paradossale nel “caso Manning” è che il soldato di prima classe (analogo del caporale) sia stato riconosciuto colpevole di spionaggio ma sollevato dall’accusa di “aiuto al nemico”. Visto che è possibile spiare solo a favore del nemico, Manning risulta essere una spia del sito internazionale WikiLeaks, ossia di un sito legale sebbene di fama scandalosa che si occupa di rivelazioni. Manning non concedeva infatti informazioni a nessuno altro. Nella giurisprudenza militare tale interpretazione dello spionaggio s’incontra per la prima volta.

Proprio per questo motivo sia gli avvocati di Manning, sia i difensori americani dei diritti dell’uomo sostengono che tale sentenza creerà un pericolosissimo precedente e che lo scopo principale della corte è intimorire gli eventuali nuovi rivelatori dei crimini dell’esercito USA per farli desistere per sempre dai tentativi di “cercare la verità”.
Amnesty International ha fatto appello al presidente Barack Obama perché commuti la pena e apra invece un’inchiesta sugli abusi da lui denunciati. “Manning ha fatto quel che ha fatto per aprire un significativo dibattito pubblico sui costi della guerra e sulla condotta delle forze armate Usa in Iraq e Afghanistan”, ha detto Widney Brown, direttore per i diritti internazionali dell’organizzazione umanitaria: “Anziché fare il possibile per incarcerarlo per decenni il governo americano dovrebbe fare il possibile per investigare e punire gravi violazioni di diritti umani commessi dai suoi uomini in nome dell’antiterrorismo”. Una condanna così severa dimostra che il governo USA è interessato solo alla punizione anziché ad un verdetto giusto, ha detto David Coombs, avvocato di Manning. È stato un processo dimostrativo con il coinvolgimento di tutta la potenza e del denaro dello stato. È stato organizzato con l’unico scopo di reprimere e distruggere una persona onesta, ha dichiarato a “La Voce della Russia” Debra Sweet, difensore dei diritti umani dell’organizzazione pubblica americana “Il mondo non può aspettare” (“World Can’t Wait”) .

Le persone che rendono di pubblico dominio le informazioni come quelle rivelate da Manning mettono a rischio la propria vita e la propria libertà. Mettono a repentaglio il proprio futuro solo per dire la verità. La maggioranza degli uomini del mondo definisce ‘eroiche’ tali azioni. Non considerano affatto Manning un ‘traditore’, come lo tentano di presentare.

Bradley Manning ha trasmesso per la pubblicazione a WikiLeaks i video dei colpi assestati dall’aria, in seguito ai quali erano stati uccisi cittadini pacifici, nonché centinaia di migliaia di rapporti sugli incidenti, poco piacevoli per gli USA, avvenuti durante la guerra in Afghanistan e in Iraq, fascicoli sui prigionieri di Guantanamo e centinaia di migliaia di dispacci diplomatici del dipartimento di Stato. In tutto circa 700 mila documenti militari e diplomatici di vario tipo. È la più grande fuga di informazioni segrete nella storia degli Stati Uniti. Manning è stato arrestato nel maggio 2010 in una base militare americana in Kuwait. È stato accusato di spionaggio, di furto di beni statali e di rivelazione del segreto di Stato. Lo stesso Manning dice di esser diventato stanco di buglie e di aver quindi deciso di raccontare la verità su quello che succede in Iraq e in Afghanistan.

“Giorno nero” per tutte le persone oneste che tentano di smascherare i crimini delle autorità: così Kristinn Hrafnsson, uno dei direttori di WikiLeakes, ha definito il giorno dell’emissione della sentenza a Manning: “Mai prima nella storia i rivelatori sono stati accusati e condannati in base agli articoli della legge sullo spionaggio del 1917. Questo precedente è molto pericoloso. Ma, putroppo, esso rientra benissimo nella prassi della persecuzione dei whistles (così vengono chiamati negli USA coloro che rivelano la verità sugli intrighi delle autorità) sotto l’amministrazione del presidente Barack Obama. Queste persecuzioni si estendono anche al giornalismo investigativo e al giornalismo in generale, non solo al nostro sito WikiLeaks.”
Ed infatti, sotto nessun altro presidente USA lo spionaggio globale di Washington assumeva dimensioni talmente grandi come sotto il presidente Obama. Solo sotto Obama le leggi sulla lotta al terrorismo e sullo spionaggio hanno avuto negli USA un’interpretazione così larga.
La condanna a 35 anni è una “vittoria strategica significativa”, scrive Wikileaks sul suo account d Twitter, in quanto ritiene possa essere liberato in meno di nove anni.
“Quando si parla degli interessi Usa, il sistema giudiziario americano, come nel caso di Manning, prende decisioni ingiustificatamente dure per spaventare altri senza alcuna considerazione per i diritti umani” – ha dichiarato Konstantin Dolgov, responsabile per i diritti umani del ministero degli esteri russo – “Queste manifestazioni di doppi standard sulla supremazia della legge e dei diritti umani – aggiunge – prova ancora una volta che le rivendicazioni Usa della leadership in queste sfere importanti sono senza fondamento”.
Secondo l’avvocato di Manning, la difesa non si darà pace e sarà presto a chiedere la grazia dal presidente Obama per il soldato responsabile della divulgazione di informazioni militari sensibili al sito Wikileaks.
Ma se Obama si rifiuta di perdonare Manning, questi dovrà scontare la sua pena totalmente dietro le sbarre?
Jesselyn Radack con il Government Accountability Project, ha lasciato il colonnello Morris Davis senza parole sulla condanna di Bradley Manning e spiegando contemporaneamente che cosa questo significa per gli informatori futuri, nel seguente video: