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Aggiunto da il 2015-10-12

Cassano all’Ionio, arrestati due killer di Cocò Campolongo, il bambino di tre anni bruciato in auto

Video del Nucleo Carabinieri Cosenza – Servizio di Barbara Masulli

Oggi sono stati individuati i responsabili del terribile delitto del piccolo “Cocò”, Nicola Campolongo, il bambino di tre anni assassinato assieme al nonno e alla sua compagna due anni fa in Calabria, a Cassano all’Ionio. Dalle indagini dei carabinieri del Ros emergono altri impressionanti dettagli.

CATANZARO, 12 ottobre - Arrestati dai carabinieri del Ros i due presunti autori dell’omicidio del piccolo Cocò Campolongo, il bambino di soli tre anni ucciso e bruciato in auto a Cassano allo Jonio, insieme al nonno e alla compagna di questi, il 16 gennaio 2014. L’efferato omicidio aveva commosso l’Italia e anche papa Francesco aveva ricordato Cocò durante l’Angelus. Gli arresti sono stati compiuti stamani dai carabinieri del Ros e da quelli del comando provinciale di Cosenza che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, richiesta dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro. Ai due, Cosimo Donato e Faustino Campilongo (affiliati alla criminalità organizzata), i carabinieri di Cosenza, insieme a quelli del Ros, hanno notificato nel carcere di Castrovillari (Cosenza), dove sono ristretti, le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda. I presunti assassini di Cocò Campolongo erano già detenuti perché arrestati per traffico di droga nel 2014 sempre dai carabinieri di Cosenza in un’indagine sulla “cosca degli zingari”.

Il triplice delitto sarebbe da collegare a contrasti per la spartizione dei proventi del traffico della droga. Iannicelli, che sarebbe stato legato alla cosca della ‘ndrangheta degli “zingari” e che forse voleva collaborare con la giustizia, avrebbe tentato di assumere un ruolo autonomo e per questo motivo sarebbe stato assassinato. I due indagati sono stati anche intercettati a lungo, non senza difficoltà, visto che parlano in dialetto arbereshe. Il Comune di Cassano Ionio, la Provincia di Cosenza e la Regione Calabria hanno già annunciato che si costituiranno come parte civile nel processo che scaturirà dall’inchiesta.

I due indagati devono rispondere del triplice omicidio di Giuseppe Iannicelli, 52 anni, della compagna marocchina Ibtissam Touss, di 27, e del nipotino dell’uomo, Nicola ‘Cocò’ Campolongo, di tre anni. I loro cadaveri furono trovati carbonizzati all’interno di un’autovettura. Le indagini accertarono che i tre furono uccisi con diversi colpi di pistola; poi, i corpi furono bruciati. Il 26 gennaio 2014, dieci giorni l’omicidio, Papa Francesco rivolse a Cocò un pensiero e una preghiera in occasione dell’Angelus in piazza San Pietro: “chi ha ucciso un bambino così piccolo”, “con un accanimento senza precedenti nella storia della criminalità”, “si penta e si converta”, aveva detto il Pontefice, che qualche mese dopo incontrò anche il padre del bimbo, detenuto nel carcere di Castrovillari.
Cocò Campolongo veniva usato dal nonno, che lo portava sempre con sé, come scudo protettivo per dissuadere i suoi nemici dal compiere agguati nei suoi confronti. É quanto hanno riferito i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza.
Papa Francesco in una visita nel carcere di Castrovillari, dopo l'efferata uccisione di Cocò Campolongo. Lo stesso carcere in cui erano detenuti i due killer.

Papa Francesco in una visita nel carcere di Castrovillari, dopo l’efferata uccisione di Cocò Campolongo. Lo stesso carcere in cui erano detenuti i due killer.

Papa Francesco in una visita nel carcere di Castrovillari aveva parlato a quei carcerati subito dopo l’efferata uccisione di Cocò:

“Mai più violenza sui bambini, mai più succeda che un bambino debba avere queste sofferenze”

,aveva detto davanti ai 180 uomini e donne detenuti nel penitenziario di Castrovillari, nel Cosentino.

“In questo modo vorrei esprimere la vicinanza del Papa e della chiesa ad ogni uomo e ogni donna che si trova in carcere in ogni parte del mondo.”

Bergoglio si era poi soffermato sull’importanza del reinserimento sociale e sulla necessità di tenere alta l’attenzione sui diritti dei carcerati:

“Si sottolinea il tema del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e l’esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena è essenziale.”

Poi ancora parole di speranza:

“Anch’io sbaglio, ma Dio perdona sempre”.